Chiudi

Le armi del principe. La tradizione militare sabauda

Torino, Einaudi, 1988, Biblioteca di cultura storica, 171
cm 21.5x15, pp XXIV-342-(10), 22 illustrazioni a colori fuori testo, tela e sovracoperta illustrata
Prima edizione. Ottimo esemplare >>>

€ 28
INDICE

Introduzione, p. XI

Parte prima. L'organizzazione militare e la formazione dello Stato (secoli XVI-XVII)
I. La «milizia paesana» e la ricerca di nuove alleanze: i contratti incerti, 5
II. Burocrazia, mercenari e società di corte: dalla guerra come affare alle armi come valore, 64

Parte seconda. L'egemonia culturale dei militari sulla società civile (secoli XVIII-XIX)
III. Cavalleria e artiglieria: orizzonti della conservazione nobiliare e idee di modernità, 139
IV. Tecnologia, letteratura, accademie e pubblica istruzione: dalla scienza alla politica, 239

Indice dei nomi, 331
Punteggiata da crisi e da conflitti grandi e piccoli, la storia dell'Europa moderna ha ricondotto la guerra fra i problemi della vita quotidiana. Gli stessi uomini, una generazione dopo Paltra, hanno lavorato i campi e imbracciato l'archibugio, hanno accumulato danari col commercio e li hanno spesi nelle armi, si sono decorati per distinguersi nelle cerimonie civili e per segnalare una posizione di comando sui campi di battaglia.
Esemplare come pochi altri, lo Stato governato dai Savoia ha costruito, la sua stessa esistenza nel contesto europeo praticando incessantemente i teatri di guerra: per stringervi alleanze, per garantirsi guadagni territoriali e stabilità istituzionale. Con la guerra sullo sfondo, ogni suddito sabaudo è stato coinvolto nella politica dei suoi principi. Contadini e artigiani, mercanti e banchieri, piccoli e grandi nobili hanno imbastito le loro strategie di sopravvivenza o di ascesa sociale facendo i conti con le necessità di uno Stato sempre presente all'appuntamento con il campo di battaglia. Fra il secolo XVI e il XIX, fortune finanziarie, feudi, titoli nobiliari, o le semplici braccia dei più umili sono state gettate sul tappeto di una generale contrattazione di ruoli, di privilegi e di precedenze in cambio di una disponibilità a seguire il principe nelle sue guerre. Nel segno di un pubblico interesse e di un pubblico servizio si sono radicati gli interessi particolari di ciascuno; e la guerra e divenuta al tempo stesso la manifestazione più vistosa della politica estera e l'elemento regolatore degli assetti sociali interni. Le competenze tecnico-scientifiche, così come i valori etici richiamati dalla lotta politica o vagheggiati nelle rappresentazioni letterarie, tutti si sono riferiti a una cultura della guerra che via via ha sedimentato una visione quasi mitica: quella della tradizione militare sabauda.
Svuotando dei suoi contenuti retorici questo mito - alimentato da gran parte della letteratura e della storiografia fra Otto e Novecento - questo volume di Walter Barberis ricostruisce lungo l'arco di tre secoli i quadri generali della politica sabauda nel contesto europeo, e volge lo sguardo al ricchissimo dettaglio di intenzioni e di reazioni che si celano dietro l'organizzazione di una imponente macchina militare. Allora, persi i connotati che il luogo comune le ha attribuito, la tradizione militare sabauda acquista un nuovo spessore; e si anima di personaggi grandi e piccoli che contemporaneamente si muovono fra gli spazi appariscenti delle corti e gli sfondi anonimi dei borghi di campagna. Ma soprattutto, una storia della guerra e dei molti problemi che comporta - economici, tecnici, sociali e culturali - diventa la via originale per indagare su vari piani il tema classico dei rapporti fra società e Stato nel lungo e contraddittorio periodo di transizione dal feudalesimo al capitalismo.

Chiudi